Un’escursione per uno dei prossimi week end?
S.Maria di Cartignano, tra
Popoli e Castel del Monte: è un luogo in cui si entra senza pagare e a qualsiasi
ora!
Infatti si tratta dei pittoreschi resti di un’abbazia
benedettina del 1020 interrata e poi liberata da detriti
alluvionali.
E’ rimasta la facciata, una finestra a ruota e un campanile a
vela con arco ogivale... ma il “pezzo” più interessante è l’altare marmoreo.
Se vi avvicinate noterete che qualcuno vi ha scolpito una foglia di marijuana abbastanza
realistica...!
Ai poveri di spirito (e di voglia
di riflettere) questa foglia su un altare potrà sembrare il gesto di qualche
screanzato dissacratore... a me, invece, ha spinto a ricordare l’intreccio tra
l’uso della cannabis (che non è una doppia canna) e la religione.
Già nella Cina del XV secolo a.C. la
canapa veniva impiegata in pratiche sciamane e buddiste, in India era
utilizzata in molte tradizioni e cerimonie ed era considerata una pianta
sacra.
Mentre in Cina la canapa era usata anche in medicina, in Occidente non
la si conosceva... si usava di più l’oppio per scopi terapeutici e per alleviare
il dolore. Bisognerà aspettare il 1500 affinché anche in Europa cominciasse a
farsi conoscere tale prodotto della natura, grazie ad alcuni viaggiatori di
ritorno dall’Africa e dall’Asia...tant’è che nel 1621 la canapa compare nel “The
Anatomy of Melancholy” di Robert Burton, consigliata contro la
depressione.
Ma continuando a osservare quella foglia scolpita sull’altare
esposto alle intemperie geografiche e/o moralistiche, pur rimanendo con i tacchi
conficcati sul suolo abruzzese, la mia mente cotonata viaggia verso la Giamaica:
qui il 60% della popolazione la fuma (roba che al solo
pensiero i proibizionisti hanno un travaso di bile!).
Qui la chiamano
“Ganja” e la sua assunzione (con la “a” minuscola) viene
considerata uno strumento per metTersi in contatto con Dio.
Non è un caso che
l’Occidente bianco, ricco e un po’ razzista (ma solo quel tanto che basta) abbia
sempre dichiarato guerra alla maria (con la “m” minuscola) mentre nella loro
civiltà scorrevano fiumi di alcol di Stato.
Lo fecero gli Spagnoli sterminando le popolazioni
pre-colombiane, lo fecero i colonizzatori britannici in Giamaica.
Una delle
forme religiose giamaicane è il “Rastafari” (da “Ras”= principe e “Tafari”=da
temere) in onore all’imperatore etiope Hailé Salassiè salito al potere nel 1930.
Infatti tale fede religiosa nasce solo qualche anno prima come rivendicazione
del nazionalismo nero da parte di un popolo che discende dagli schiavi
africani.
Il fondatore è Marcus Garvey che ha lottato per il
miglioramento della vita dei neri nel mondo (“No woman no cry” cantava Bob
Marley), sostenitore del ritorno alla madre Africa e creatore di una linea di
navigazione: la “Black Star Line”.
Simbolo dei “Rasta” sono i dreadlocks, lunghe trecce in omaggio
alla criniera leonina africana, il “Tam”, un berretto di lana rosso, verde e oro
come la bandiera etiope e uno spinello sempre a portata di mano.
In Giamaica finora le bombe esportate dalla nostra democrazia occidentale
ancora non sono arrivate… nel frattempo fumano un altro tipo di “Bomba” (termine
colorito romanesco per dire “spinello”).
A questo punto so che
qualcuno di voi rimarrà inorridito: ma come si fa ad abbinare marijuana e
religione? Ma come si può dare questo messaggio ai giovani? Avete ragione, mi
correggo, anzi dall’Abruzzo faccio un appello: “Giovani, non bruciatevi la
vita con gli spinelli: andate in guerra!”.