Un giro a Napoli è sempre salutare,
città che pulsa di vita, della vita nelle sue mille contraddizioni, la
città dai panni stesi e dai palazzi nobiliari aperti, dove la “voce 'e criature saglie piano piano” e nessuno si sente solo.
Nel mio ultimo giro a Napoli ho scoperto una chiesa nascosta ma bellissima,
forse meno visibile perché è a un livello terreno più basso rispetto
alla centralissima via Medina in cui si trova: la chiesa di S.Maria Incoronata.
E’ un piccolo tocco francese al centro della città partenopea: infatti la volle Giovanna I d’Angiò in memoria della sua incoronazione.
Venne
adattato un preesistente tribunale in un edificio che desse più
solennità alla “promozione” di Giovanna. Il miglior modo per ottenere
tale effetto era quello di accostare un evento contemporaneo alla
sacralità religiosa, quel concetto, mai abbandonato anche oggi del
tutto, per cui il potere ha una legittimazione divina, indiscutibile,
al di fuori di qualsiasi critica umana.
L’incoronazione di Giovanna diventa quella con la “i” maiuscola di Maria, e viene paragonata al sacramento.
Entrando nella chiesa, infatti, alzando lo sguardo si notano nella volta i bellissimi e vivaci affreschi dedicati ai “Sette Sacramenti” i cui protagonisti sono figli e parenti della stessa Giovanna.
Infatti è lei stessa la donna raffigurata mentre prende la Comunione... oddio!! Questa
immagine mi fa venire alla mente una recente foto apparsa su molti
giornali del presidente del consiglio Silvio Berlusconi mentre prende
l’ostia, anche se chi ha divorziato secondo l’etica cattolica non
potrebbe accedere a questo sacramento...!
Anche Giovanna è onnipresente: è lei che fa la Confessione, è lei che si sposa nel Matrimonio, sono i suoi 3 figli a cresimarsi nella Confermazione.
Scusate ma la tentazione al paragone è troppo ghiotta.
Per ottenere il consenso popolare in calo nei suoi sondaggi anche Berlusconi ha messo in campo la sua famigliola Mulino Bianco, talmente perfettina, talmente a rischio beatificazione collettiva che io, sinceramente, durante la trasmissione “Il senso della vita”
sono stata assalita da un monologo smielato e zuccheroso che ho
rischiato il diabete: la mamma Rosa avrebbe salvato alcuni ebrei
durante il nazi-fascismo (l’estrema destra è tra i suoi alleati!!),
Pier Silvio e Marina sono due bravissimi ragazzi con i quali non ha mai
avuto problemi, un altro sta sempre a pregare.... ma questa è una
rubrica d’arte, meglio non divagare.
Una volta usciti dalla chiesa sono i suoni e la frenesia della città che ti rapiscono: le stazioni della nuova metropolitana che sono diventate dei musei di arte contemporanea fruibili nella quotidianità delle cose
(contemporaneo vissuto nel contemporaneo), la pizza da Lombardi a
Spaccanapoli, il babà inimitabile da Scaturchio, il pesce fresco al
ristorante “Mimì alla ferrovia” vicino a Piazza Garibaldi.
Napoli
è una città da scoprire, dal ventre sotterraneo alla maestosa altezza
del Vesuvio, dai bar eleganti della sua Galleria su via Toledo ai
banchetti di “premute” di arance nelle stradine. Una città
sincera, dove gli stranieri non fanno gruppo a sé ma interagiscono con
i napoletani, dove la disponibilità del proprio tempo non si nega a
nessuno, quella città misera e nobile alla quale l’Italia resta
debitrice.