Di Simone Cosimi
Editoria on-line: i numeri per capire Webzine
ovvero quella strana avventura di ki decide di fare informazione,
cultura esclusivamente sulla rete (anche se poi pare essersi innescato
un fenomeno contrario a quanto avvenuto nella prima metà degli anni
‘90: dalla webzine di successo non è frequente che, per gemmazione,
risalti fuori il corrispettivo cartaceo magari bimestrale). Webzine, dunque, in un gergo che è ormai noto a tutti, come contraltare virtuale dell’edicola sotto casa. Alla fine del 2003 (secondo l’Osservatorio di www.ipse.com)
erano 1382, esclusi i canali informativi dei portali generalisti
(Kataweb, Virgilio & co.), i portali locali e quelli specializzati.
E senza contare quell’esplosione cibernetica che sembra essere
diventato il blog. Aumentate del 17% rispetto all’anno precedente. Ma
un incremento mai così esorbitante quanto quella spinta in avanti
ricevuta dal mondo editoriale online nel biennio di inizio millennio:
allora fu un sonoro +177%. Come ogni fenomeno sociale, al boom
iniziale, coinciso con quello finanziario della new economy e alla sua
scia dorata, fa seguito un periodo di “assestamento”. Uno “sboom”.
Che tuttavia è anche una svolta. Proprio questo sembra il quadro
attuale dell’editoria on-line. Dalle 128 webzine del 1997 alle 1141 del
2001 c’è un’epoca. Fra quest’ultime e le 1328 della fine del 2003 c’è
una realtà che comincia a puntare a qualcos’altro oltre l’ “esserci”.
Cronaca, musica, moda, arte, scienza: ma chi c’è (e quanti sono) in rete? Un
televisore in ogni sezione. Questa era stata la scudocrociata
indicazione, nelle rispettive sezioni della Dc, all'arrivo in Italia
della magica scatola televisiva, che – Dio ce ne scampi! – trasmetteva
immagini a distanza. Oggi, aggiornando il proclama alla web-temperie,
potremmo dire: un portale (web) per ogni realtà locale.
Perché se glocalizzazione significa sfruttare le risorse globali per
diffondere notizie e problemi locali, allora l’Italia è la
glocalizzazione fatta Paese. Sono infatti 174 –secondo i dati più recenti – le testate di cronaca locale
(esclusi i portali locali d’informazione). Aumentate inoltre dell’83% -
il dato + elevato - nel biennio 2002-2003. Subito dietro, le webzine
culturali (159), seguite da attualità (150), spettacolo (136), economia
e finanza (122), satira e fumetti (114). Segnano il passo, invece – e
questo stupisce un po’ – le webzine + affini al mondo del web. Agli
ultimi posti infatti stanno le webzine su turismo (39), videogiochi
(42), arte (68), computer e internet (96). Questo nonostante altre
indagini (tipo quella della Digital Pr, agenzia di pr del gruppo Hill
& Knowlton) abbiano provato – monitorando newsgroup e forum di
discussione - che gli argomenti di cui + si discute in rete sono quelli
su tecnologia e telecomunicazioni: giochi, telefonia, software e
hardware. Si parla molto anche di curiosità, tempo libero e hobby,
motori, calcio e sport in genere. La politica arriva solo al 13mo
posto; l'attualità al 26mo; le news addirittura al 40mo. Ma forum e
newsgroup, per quanto affini, restano qualcosa di differente rispetto
al frastagliato mondo delle webzine.
Il surfer bricoleur Informarsi in internet non è come in edicola. E questa è una tautologia. Però sul web c’è qualcosa in più: informazione e approfondimento culturale li costruisci da te.
Mettendo assieme articoli, foto, filmati e vere e proprie trasmissioni
radiofoniche (se ancora qualcuno non sapesse cos’è il podcasting,
Personal Option Digital Casting, può farsi un giro sul blog di Doc
Searls, www.itgarage.com/node/462). Il surfer diventa un vero e proprio bricoleur, come direbbe Claude Lévi-Strauss.
Un utente che crea del nuovo – il suo, personale, palinsesto
informativo - da quel che trova. E questa – senza che ce ne rendiamo
conto – è la modalità principale secondo cui ci si informa online.
Perché lasciando da parte i megaportali l’abilità dell’informare/si su
internet è nel “ritagliare”. Su internet chi ritaglia vince.
A meno che non abbia la possibilità – tecnica, economica e
intellettuale – di raccogliere tutto quel che si può concentrare in un
unico portale. E’ un po’ come in tv: o fai lo show che vince con 10
milioni di telespettatori, o piuttosto meglio ritagliarsi un target
magari piccolo ma specifico e che spenda. Ecco perché trarre notizie
dalla rete è un’esperienza nuova e ancora non del tutto immune dal
digital divide. Se da una parte il successo dei megaportali
d’informazione (guida la classifica www.repubblica.it,
211 milioni di pagine viste a luglio 05 e quasi 5 milioni di contatti
unici, secondo Audiweb) sembrerebbe respingere questa ipotesi, la
realtà di una vera esperienza di informazione online è nella
frammentazione + totale del modo di reperire le informazioni. Perché
ogni webzine eccelle nel suo ambito. Possiamo trovare la recensione
dell’ultimo disco che non sia per forza quello di Eros Ramazzotti (già,
perché la concentrazione a volte esclude e trovare quel che vogliamo
diventa una caccia senza sosta) su www.rockit.it così come individuare le ultime inchieste sulla moda su www.alfemminile.com
(447mila contatti unici a giugno!). Scegliere una news da approfondire
sui siti delle agenzie di stampa nazionali e proseguire
l’approfondimento autonomamente, senza passare per l’enorme portale
che, x dare tutto, spesso lascia fuori molto. Piuttosto che – i dati lo
confermano – andarci a leggere l’articolo sull’ultima rapina avvenuta
nella propria città o addirittura nel proprio quartiere (www.informazione-online.it: ruspante ma funzionale, aggiornato dall’utenza, ci porta fin nell’ultimo organo di informazione locale). Questo per dire che navigare
in rete in cerca di informazioni non significa collegarsi al primo
portale iperaggiornato. Anzi. Vuol dire cercare instancabilmente
qualcosa in più, qualcosa oltre quel che ci viene dato dal megaportale.
E poi il punto è anche un altro: per l'informazione di
attualità o generalista (che è quella dei megaportali), la stessa
diffusa da quotidiani, radio e televisione, la maggioranza dei
navigatori non è disposta a pagare.
Idiosincrasia per il paypersurf: l’informazione online è (quasi) tutta free “To pay or not to pay: this is the question” si domandava pochi mesi fa il giornalista statunitense Steve Klein.
Per ora, l’informazione in rete pare propendere per la seconda
soluzione nel consumo di contenuti a pagamento (anche se da un paio
d’anni il giro d’affari si assesta intorno ai 3 miliardi di dollari,
secondo le stime di Jupiter Research, che nel 2003 segnava un giro da 2
miliardi). A ogni modo: l’informazione online, per ora, è saldamente gratis.
Secondo molti osservatori, infatti, l’ “assestamento” del panorama
editoriale online – da molti letto come un brusco stop, da altri come
un modo di passare a una webzine generation di secondo livello, dopo lo
sboom della new economy – è da imputare anche al mancato decollo della
pubblicità online, i cui investimenti (c’è da ricordare il nefasto
fenomeno della banner blindness?) continuano a mantenere livelli
piuttosto bassi. Ma il panorama (soprattutto per i siti dei quotidiani)
rimane free. Molti i giornali che fanno pagare abbonamenti in cambio di
visualizzazioni dell’edizione cartacea. Che non è affatto editoria
online: i gentili gestori ci evitano solo il peso di andare in edicola.
Questa è la strada dell’editoria quotidiana classica, anche se c’è chi
– tipo il Wall Street Journal, come ricorda l’indagine di www.foglidistile.com
– da sempre chiede abbonamenti per l’accesso a sezioni riservate e
servizi extra. Poi, c’è anche chi fa solo informazione online: in
questo caso la situazione è + scottante. Ogni tentativo di far pagare i
surfer (a parte www.salon.com
e pochi altri) è fallito. Perché nessun editore riesce a trovare la
formula magica per proporre una modalità di fruizione (pagata) online: “Ma i siti di news on line dove vanno a finire? – si è chiesto no n a caso su repubblica.it, tentando di scovare una luce nel trambusto attuale, Vittorio Zambardino -. Pagheremo
o non pagheremo l'informazione on line? Che combinano quelli là, visto
che somigliano a un formicaio scoperchiato, dove ognuno corre per conto
suo?”. Ognuno, infatti, segue la sua strada: da chi, come
visto, fornisce la sola versione elettronica a chi aggiunge servizi
ulteriori. Ma le idee sono ancora confuse, “innanzitutto perché
l'entità del boom pubblicitario va ancora misurata. In secondo luogo
perché la sperimentazione di uno non significa il successo degli altri
- e questo è il dilemma dell'editoria internet”.
Un caso di successo: quanto costa (soldi e tempo) mettere in piedi una webzine “Mettere
in piedi una webzine comporta sforzi irrisori dal punto di vista
economico, soprattutto se paragonati ai sacrifici che tocca fare per
vederla crescere”, confida Fausto Murizzi, uno dei
fondatori della webzine rockit – da anni anche associazione culturale e
rivista cartacea (RockitMag) -, senza dubbio emblema di successo nel
mondo del web coi suoi 150mila contatti unici e i 2 milioni di pagine
visitate su base mensile. “Nello specifico – continua Murizzi - Rockit
nasce nel 95 come ‘fanza web’ generalista, per poi scegliere la nicchia
del rock ‘made in Italy. Da quel momento l’unico motore a spingere il
resto della redazione, come anche la schiera di collaboratori (storici
e non), è stata tanta passione!”. Investimenti iniziali non
proibitivi dunque, ma serve da subito un clan affiatato che resista ai
contraccolpi che paiono aver bloccato il panorama webzine italico da
qualche anno: “Forse è stato (inconsapevolmente) l’unico antidoto
a farci rimanere in vita dopo l’esplosione della bolla della
new-economy. Ciò ha coinciso con una crescita graduale del sito dove,
alla spinta iniziale generata e dominata dal caos ‘creativo’, ha preso
man mano posto una divisione dei compiti che prevedesse comunque ampi
margini di flessibilità”. Anche le modalità produttive hanno
bisogno di una messa a punto. Insomma, pare che una webzine di successo
assomigli più a una comune che a una redazione: “Una delle nostre prerogative – aggiunge il redattore - è sempre stata quella di una divisione del potere di tipo orizzontale,
in cui ogni decisione fosse della collettività. Probabilmente
quest’aspetto non ha favorito uno ‘scatto imprenditoriale, ma il
core-business di Rockit rimane legato ad un ideale romantico della
critica musicale, al punto da preferire di gran lunga una festa con
tanta buona musica a interminabili riunioni per portare a casa un
contratto con uno sponsor. Che continua, andando a beccare anche la
peculiarità della relazione che va a costituirsi fra surfer e
redazione: “Probabilmente per questo i nostri visitatori non sono
utenti fidelizzati bensì affezionati: un rapporto quasi amicale che non
tralascia in nessun caso l’elemento dell’onestà intellettuale,
principio base su cui abbiamo cercato di costruire una realtà
credibile”.
Qualche risorsa (libraria) su informazione e giornalismo online Da leggere i libri di Salvatore Romagnolo, direttore di Apogeonline e collaboratore de La Stampa: Sesto potere e Mediamorfosi, pubblicati per Apogeo e I protagonisti della rivoluzione digitale (Franco Muzzio). Stracolmo di interviste e casi pratici, è invece Un mare di notizie di Federica Fabbiani (Etas libri). Sul web quale elemento ormai irrinunciabile dell’informazione italiana si sofferma Sbatti il web in prima pagina di Daniele Magrini (FrancoAngeli), collaboratore de la Nazione e di .Com. E’ invece ormai un classico Architettura dell’informazione di Louis Rosenfeld, Peter Morville:
scoprire i segreti per costruire, nel marasma internettiano, siti web
che funzionino davvero. Un’introduzione agile e veloce può essere il
libro di Emilio Carelli Giornali e giornalisti nella rete
(Apogeo). Interessante l’appendice dedicata all’analisi dei siti di
svariate testate giornalistiche. Dalla necessità, infine, di filtrare
l’overload informativo nel quale la rete proietta ogni utente prende le
mosse Scrivere, lineare, comunicare per il web di Enrico Pulcini (FrancoAngeli).
Trackback, RSS e il futuro dell’informazione on-line: costruire il proprio sentiero sul web I trackback sono link al contrario. Esempio:
qualcuno legge un articolo in un certo sito internet e pensa che sia
utile rendere quella pagina reperibile e collegabile a qualche altro
articolo o approfondimento. E si dà da fare per aggiungere quel link
con il meccanismo del trackback. Successivamente, chi legge
quell'articolo può cliccare il link che è stato aggiunto tramite il
meccanismo dei trackback e arrivare anche all’articolo collegato.
Introdotti nel 2002, i trackback sono solo una delle tante risorse che
serviranno, paradossalmente semplificando il quadro dei contenuti, a
dare origine a un’altra rete nella rete che aiuti a orientarsi fra le
miriadi di contenuti che non potranno mai essere raccolte da nessun
portale al web. Per iniziare si può cliccare su www.movabletype.org/trackback/beginners.
Ma, al di là del trackback, esiste ormai un metodo ben più diffuso di
raccogliere notizie online, filtrarle, selezionarle e, ovviamente
fruirne: l’RSS. Modalità di raccolta di spunti informativi che
paradossalmente guida verso una riduzione delle energie e delle
necessità di navigazione, ma partendo dal presupposto che è la rete,
nella sua frammentarietà, a rappresentare la ricchezza del nuovo modo
di informarsi. “L'informazione è il vero traino di internet,
diventa sempre più importante ma è sempre più frammentata. La speranza
è quella di riuscire a trovare un'informazione più obiettiva – ha
dichiarato a www.masternewmedia.org
Joe Skop, autore di Riassunto (riassunto.jsk.it), il raccoglitore di
notizie + noto della rete. I blog e gli RSS stanno rivoluzionando
questa realtà”.
Webzine alla ribalta: la società bizzarra si scatena on-line Dopo i numeri, i bit. La selva delle webzine in rete è + bizzarra ke mai. Da Gemellandia (www.gemelli-it.org)
fino ai racconti erotici, la dimensione della webzine dà sfogo a
fantasie, necessità, piccole perversioni che su carta mai avrebbero
visto la luce. Perché l’investimento – almeno x iniziare – non è proibitivo.
E il contenuto spesso ce lo mettono web content editor improvvisati ma
competenti. Ecco perché registrare con completezza l’intera gamma delle
webzine e dei blogger è impossibile. Ma qualcosa si può tirar fuori x
avere un’idea dell’editoria online. Da chi tenta di gettare ponti fra
cultura araba e occidentale (www.arabroma.com) al boom di webzine su spiritualità e anima (una per tutte: www.auraweb.it),
passando per le centinaia di spazi destinati a letteratura e filosofia.
C’è anche chi tenta di dare un’opportunità (bypassando Maria De
Filippi) ad aspiranti attori (www.aspirantiattori.com) fino alle webzine da prima scelta, quali www.apogeonline.com, www.itnews.com (tutto sull’economia digitale) o www.borse.it.
Blog, moblog & compagnia: è editoria on-line? I
blog e derivazioni video-fotografiche (moblog su tutti) sono modalità
di recupero della dimensione privata, troppo spesso travolta dal fiume
in piena della rete (e del comparto dei media). Un modo di dire: “Io ci
sono, eccomi. Ed ecco quel che penso”. Un punto fermo (anche) della
propria vita quotidiana, sede di un’oralità di ritorno prima d’ora
insperata. Ed è in questo snodo che il blog può farsi editoria on-line:
nel momento in cui anch’esso si fa personalmente glocale, e cioè quando
dal tema strettamente privato passa e allarga il raggio (avviando
discussioni e commenti) a qualsiasi altra tematica di (almeno parziale)
pubblico interesse. Dalla difettosa definizione di “diario
on-line”, il blog viene traghettato verso la + esaustiva denominazione
di “non-luogo virtuale”, attorno a cui si aggregano navigatori che
condividono interessi e riflessioni. Per il Wall Street Journal “riflette il meglio di Internet: è un mezzo informale x idee informate, anarchico, commercialmente ingenuo e affascinante” . E lo scorso mese – secondo www.technorati.com
– erano più di 14 milioni in tutto il mondo. Dunque un ambito
dell’editoria on-line fra i più complessi: cambia l’approccio
semiotico. L’attenzione non va a forma e grafica: va al contenuto, allo
scritto, alle “idee informate”. Senza considerare le nuove proposte che
arrivano dall’idea dei corporate blog, circuiti – spesso aziendali – di
singoli blog dedicati allo scambio di informazioni su varie tematiche:
un modo formalizzato e rapido di mettere in comune le conoscenze. E
allora anche il blog – personale o corporate - diventa una webzine di
contenuto, che se sfrutta l’immagine (moblog) lo fa come se fosse (e lo
è) un testo.
Scavare un po’ nella blogosfera#1: blog celebri e indicazioni terapeutiche Qualche indicazione (solo gocce nel mare) x iniziare, seguendo la rete, la ricerca nei e dei blog. www.wittgenstein.it, il blog di Luca Sofri. Profondo ed eclettico; www.macchianera.net, uno dei più noti blogger del web; www.beppegrillo.it, denuncia, accusa, partecipazione; www.kataweb.it/kwblog/page/CLIP/blog, libri, letteratura e riflessioni sul perché e sul come dei blog; www.mantellini.it, altro noto blog della rete; http://pinoscaccia.splinder.com, resoconti e impressioni di un cronista del tg1; www.splinder.com, una delle risorse principali per avviare e gestire un blog.
Scavare un po’ nella blogosfera#2: libri che bloggano Di blog si scrive e si è scritto molto. Un po’ di libri sui blog: come nascono, cosa dicono, chi lo dice. “Blog generation” di Giuseppe Granieri (Laterza, € 10); Come si fa un blog” di Sergio Maistrello (Tecniche nuove, € 9,90); “Blog. Perqueneau?” di Antonio Zoppetti (Luca Sassella, € 12); “Baghdad blog” di Salam Pax (Sperling&Kupfer, € 13); “La notte dei blogger” a cura di Loredana Lipperini (Einaudi,€12,50).
Offline/online: amoreodio, poi la fusione E’
di poco tempo fa una notizia che segna la prorompente marcia
dell’editoria on-line verso il pieno riconoscimento delle proprie
potenzialità e, soprattutto, verso la conquista di una dignità
professionale che per lungo tempo aveva inseguito. Il New York Times ha “fuso” la redazione cartacea con quella virtuale
(nytimes.com,. il giornale online più visitato al mondo fin dalla
fondazione, dieci anni fa). Insomma: web e giornale avranno la stessa
redazione, con tutte le conseguenze logistiche del caso (ma vogliamo
forse ricordarci di Kevin Kelly e del suo precursore, il sito
absolutwodka?). Spontanea conclusione di un progetto, quello del
“continuous desk”, già messo in moto da diverso tempo: un ponte fra la redazione del giornale “tradizionale” e quella su internet.
Rimangono due fattori fondamentali che cambiano le carte in tavola per
l’editoria on-line in genere, e certo non solo per nytimes.com: lo
status dei giornalisti del web, quelli che lavora (va) no
esclusivamente per il sito internet, prima di tutto. E, poi, la
rivoluzione dei contenuti dei due prodotti (frutto di un unico
cervello) che verranno fuori dal lavoro di redazioni sempre più
integrate.
Giornalista on-line: web content editor o cosa? “E’
una strategia che mira a attenuare le differenze tra giornalisti
dell’online e del cartaceo, garantendo gli scambi, riorganizzando la
forma mentis dei giornalisti in modo che il giornalismo online risulti
x i professionisti tanto naturale quanto quello tradizionale”. A parlare è Bob Keller,
direttore esecutivo del New York Times. Che spiega un fatto assai
semplice: finisce l’era – pur breve – del giornalista on-line. Da
oggi in poi ogni operatore dell’editoria on-line non potrà più essere
relegato a uno status differente: il giornalismo è e sarà anche e
soprattutto online, e quindi la dimensione lavorativa di rete
dovrà essere propria di ogni operatore dell’informazione. Dunque d’ora
in poi anche i giornalisti del cartaceo dovranno fare i conti con tutti
i nuovi formati che popolano la rete: dai blog ai prodotti video fino
all’interattività. Da content editor tutti, ma proprio tutti, dovranno
mutare la propria identità in web content editor. Che è l’artefice
principale dell’operazione più elementare – eppure così ardita – di chi
gestisce un sito internet: trasformare il prodotto online da
“sito-vetrina” a sito di servizio e contenuto.
Il ruolo del web content editor: da sito-vetrina a sito di servizio E’
il passaggio fondamentale grazie al quale o il prodotto editoriale
cresce e si afferma o muore. Una dinamica complessa, che rappresenta la
trasformazione di un sito internet editoriale da prodotto d’immagine a
prodotto di contenuto. E’ in questo contesto che l’editoria on-line
sgorga. Primo, non si tratta di editoria on-line. E’ esposizione, e
basta. Basti pensare alla messa a punto di piattaforme quali la
XPublisher, interessante per le imprese che vogliono fare del proprio
sito qualcosa di più di una semplice vetrina espositiva, e mirano
offrire contenuti freschi e pronti per la fruizione. In questo senso
editoria on-line significa tutto e nulla, visto che si può fare
editoria – volendo – anche sul sito internet di una qualsiasi azienda.
E artefice di questa trasformazione è il web content editor, figura
professionale tanto declamata e apprezzata quanto sconosciuta e, anzi,
non riconosciuta da molti. Il giornalista del web: la figura
chiave della nascita del sito di contenuto e di servizio. Un po’
scrittore, un po’ giornalista, un centauro col cervello di un ufficio
stampa e l’abilità costruttiva di un avvocato: tali dovranno diventare
tutti i giornalisti oggi canonicamente intesi. Ma, per ora, la
separazione continua (eccome) a rimanere. Il web content editor,
dunque, è la figura essenziale nella “mutazione umanizzante” di ogni
prodotto editoriale on-line. E’ lui il primo responsabile: è lui che fa
editoria on-line.
Informare online: la testimonianza di chi lo fa (anche prima di internet) “Chiedere
a un giornalista i vantaggi del mondo web è come chiedere a un
imprenditore i vantaggi della pubblicità. Risposta scontata. Chiedere
altresì a un giornalista i vantaggi che scaturiscono dalla
“concorrenza” con la nuova figura del content manager è domanda che non
otterrà una risposta altrettanto scontata”. E’ Emanuele Tamagnini
a parlare. Giornalista, collabora da oltre 10 anni con testate
specializzate (Metal Shock, Psycho tra le altre) e non (Resto del
Carlino/Nazione/Giorno). Redattore e inviato per la testata
cdflash.com, ha collaborato inoltre nel web per rockit, kronic,
musicboom, extra! Music magazine e gestisce la webzine nerds attack. E’
autore di libri, ideatore di trasmissioni radiofoniche e collaboratore
di testate radiofoniche. Chi è il giornalista online? “Chi
pubblica i propri scritti on line non appartiene (apparentemente) a
nessuna specifica categoria. Tutti possono avvicinarsi alla porta. E’
la grande rivoluzione che ha accelerato la folle corsa nell’ultimo
decennio. Un polo d’attrazione che non smette di
convogliare amanti della scrittura, appassionati dei + disparati
argomenti o volenterosi che vedono nell’approdo web un’isola felice per
costruirsi un qualche futuro”. Online come on-air: parlare all’infinito. “L’esperienza
sul campo ha fortemente acuito la personale visione della jungla web
editoriale. Scrivere on line è come parlare in radio: una sensazione
ben definita rivolta verso l’infinito. Nel momento della trasmissione
via etere, si può avere un ascoltatore come centomila, così come nel
momento della pubblicazione. Fruitori senza categorizzazione.
Affezionati, interessati, semplici curiosi o sbadati che finiscono x
caso sulla tua pagina così come sulle frequenze della tua stazione. La
spinta ulteriore arriva dall’ipertestualità, che taglia percorsi,
accelera ricerche e azzera vuoti mnemonici. Con queste armi è difficile
poter sperare in un rilancio del giornalismo e più specificatamente di
quello musicale. Nell’ultima decade il declino cartaceo è stato lento e
inesorabile. Testate chiuse, settimanali trasformati in mensili,
testate in crisi. Colpa della notizia aggiornata, dell’ultima ora,
della voglia sempre più sfrenata di arrivare prima al sapere per non
rimanere indietro”. Fenomenologia del web content editor. “Chi
acquista la rivista cartacea è ormai un romantico, un feticista che non
ha fortunatamente perduto il godimento di sfogliare quelle pagine e
annusarne il profumo. Ho esordito on line 5 anni fa sulla testata
cdflash.com che all’epoca aveva deciso di includere al proprio servizio
di vendita cd anche una sezione contenuti. Inizialmente scrivere sul
web non faceva nessuna differenza rispetto al fatto. Poi pian piano -
tornando a pubblicare anche in “edicola” - i punti di contatto si sono
gradatamente sbiaditi, proprio in virtù di quanto detto. Il web è un
mondo senza orizzonte che arriva a chiunque. La rivista quasi
sicuramente (soprattutto se settoriale) arriva a quelle (solite)
persone. Chi vive, o ha vissuto queste distinte realtà, ha certamente
avuto più stimoli dall’estro, dall’improvvisazione, dalla fantasia
scrivendo attraverso un collegamento a internet. Il mio interlocutore
silenzioso è il lettore che oggi preferisco. Cinque anni dopo il 2000,
credo che a nessuno interessi sapere se dall’altra parte del monitor ci
sia un giornalista professionista, un pubblicista o un semplice
appassionato dotato di spiccate capacità letterarie. Cinque anni dopo
il 2000, però, si dovrebbe esigere maggiore competenza in quello che si
trova scritto. Questo si”.
Editoria on-line e spinta della convergenza: verso la colonizzazione dei media L’
“assestamento” di cui pare essere protagonista oggi l’editoria on-line
– e il rafforzamento di molte webzine e testate – non è spiegabile solo
in termini sociologici. Bisogna anche guardare a cosa accade nel
comparto – ormai huge, direbbero gli inglesi – delle comunicazioni di massa. L’arcinoto,
e spesso frainteso, fenomeno della convergenza digitale, cioè l’uso di
uno stesso “mezzo” (telefonino, palmare, computer) per una pluralità di
servizi. La convergenza ha rotto la corrispondenza tra mezzi e
servizi rendendo superflua la delimitazione dell’ambito dell’editoria
online al solo web. Fra qualche tempo (o è già così?) vivremo online.
L'introduzione di nuove potenti tecnologie digitali obbliga autori ed
editori a rivedere e modificare alla radice le prassi produttive e i
presupposti delle loro attività. Cuore di questo cambiamento è
la convergenza tra tecnologie tradizionali di vecchia concezione e
nuove piattaforme digitali che coinvolgono tutti i settori del mercato. Insomma cultura fruibile anche in autobus, in metro o sulla sdraio in spiaggia.
Sotto il cappello comune della magica tecnologia digitale fiorisce
dunque una nuova attenzione ai contenuti. Basta guardare ai dati sul
panorama delle piattaforme della comunicazione in Italia: 50 milioni le
utenze di telefonia cellulare; + di 5 milioni di collegamenti a banda
larga; oltre un milione e mezzo (in crescita) i decoder per il digitale
terrestre nelle case italiane. E’ evidente che parlare di editoria
online, nel prossimo futuro, non vorrà + dire solo prodotto realizzato
esclusivamente per la rete. Ma, al contrario, fare editoria on-line
significherà produrre (e questo molti siti e portali di informazione lo
fanno da molti anni, già con la tecnologia Wap e oggi con l’Umts)
contenuti fruibili da piattaforme diverse e nei contesti ambientali più
disparati. Dunque più che l’editoria cartacea, destinata a rimanere
così com’è, sebbene mediata dalle nuove tecnologie, il terreno
di colonizzazione dell’editoria online sarà l’immenso regno messo in
piedi da quel fenomeno grandioso e un po’ inquietante della convergenza
digitale. |