Il cambiamento della comunicazione è all’assalto della società e, di
fatto, incalza la nostra capacità di interpretarne le trasformazioni.
Mai
come nella nostra epoca, le proporzioni assunte dalla diffusione
sociale della telefonia mobile, del personal computer, di Internet,
rendono superato parlare ancora di “mass media” e più acuto un problema
di fondo: quello della contestualizzazione sociale delle tecnologie. Ma non siamo affatto al tramonto dei vecchi mezzi di comunicazione. Assistiamo piuttosto a un pluralistico allargamento degli impulsi e delle opportunità culturali,
verso una più radicale possibilità di personalizzare le scelte
individuali di fronte alla scintillante “vetrina” della comunicazione.
E’ in gioco il passaggio dalla “società dell’informazione” a una “della comunicazione”. E la qualità di questo salto incontro al futuro emerge con straordinaria espressività soprattutto in un punto: l’analisi
dell’universo giovanile. A partire dalla stessa camera dei ragazzi che
diventa, per certi aspetti, la metafora di un epocale salto
generazionale: le tecnologie segnano i confini di una sorta di “area
extra-territoriale” della casa, di difficile accesso per i genitori.
Ma, come dimostra l’indagine Federcomin-Anie 2005, è vero pure il
contrario: la stanza dei figli diventa anche lo spazio privilegiato per
l’alfabetizzazione informatica all’interno della famiglia. Una specie
di “zona franca” di incontro intergenerazionale e di sconfinamento tra
vecchi e nuovi universi comunicativi.
Ma non possiamo accontentarci
di una “mitologia del progresso” basata sulla visione delle tecnologie
come motore del cambiamento culturale. Occorre invece rivalutare
l’importante risvolto umanistico, espressivo e persino “spirituale”
delle rivoluzioni comunicative contemporanee. Di fatto, giovani e
adulti alla ricerca dell’informazione trovano, nelle opportunità
offerte dalle reti tecnologiche, un ampliamento dei propri mondi vitali
e della potenziale sintonia con gli universi di significato altrui.
Nella nuova comunicazione passano, cioè, i valori e le relazioni
sociali. Siamo di fronte a prove concrete del superamento di quelle
“provincializzazioni” culturali che, soprattutto in passato, vedevano
giovani e adulti trincerarsi nei rispettivi “ghetti espressivi”.
Le
nuove generazioni usano le tecnologie, la comunicazione, Internet, come
una risorsa-chiave per la costruzione di sistemi di identità e di
relazioni con l’ambiente esterno, come canali vitali di conoscenza del
mondo. Fino a qualche anno fa si trattava di una novità
radicale, che differenziava profondamente le nuove generazioni dagli
adulti. Mentre oggi si moltiplicano i momenti di “trascinamento” degli
adulti negli spazi tecnologici e spirituali dei giovani. I
trend attuali illustrano, ad esempio, un allargamento della platea di
internauti non più solo tra i giovanissimi, ma all’interno di un arco
generazionale molto più ampio che va dai 10 ai 44 e, addirittura, 54
anni. Secondo i già citati dati Federcomin-ANIE, i picchi di
fruizione vengono comunque toccati tra i giovani di 18-24 anni (37,1%
di navigatori) e 25-35 anni (29,7%).
Si tratta di “numeri” che
mettono in luce soprattutto un punto: la tendenziale contaminazione tra
le enclave tecnologiche e culturali dei giovani e quelle degli adulti.
Si prepara forse un mondo nuovo, basato sulla qualità dello scambio e
delle interazioni tra le persone, nel momento in cui le reti
tecnologiche diventano risorse fondamentali per costruire “sintesi”
dinamiche di saperi, valori e relazioni.
Cambiano dunque le
architetture della società e della cultura, sollecitando analisti e
decisori a volgersi costantemente al futuro. Occorre
prepararsi ad affrontare una società che si identifica sempre meno nei
vecchi rituali comunicativi; seguire lo sguardo dei giovani per
cogliere, dalla loro prospettiva grandangolare, l’avvenire.